Scegliere il titolo di un romanzo è un compito all’apparenza semplice, specie dopo aver terminato una fatica spesso durata anni e risultante in innumerevoli stesure e revisioni; in realtà può rivelarsi assai più arduo del previsto! Pochi, infatti, sono quegli scrittori che sin dall’inizio hanno le idee chiare a proposito del titolo da assegnare alla loro “creatura”, per non dire coloro che partono addirittura dal titolo per scrivere il romanzo; per lo più si rimanda la questione a lavoro chiuso.

Parrebbe banale, infatti, ma non si può mettere un circolazione un testo se, prima, non gli si dà un titolo. Lo stesso Umberto Eco, nelle sue Postille a Il nome della rosa pubblicate su Alfabeta n. 49, nel giugno 1983, e poi riprese in appendice a varie edizioni del romanzo, ci spiega che: Un narratore non deve fornire interpretazioni della propria opera, altrimenti non avrebbe scritto un romanzo, che è una macchina per generare interpretazioni. Ma uno dei principali ostacoli alla realizzazione di questo virtuoso proposito è proprio il fatto che un romanzo deve avere un titolo. E, nel suo caso, L’Abbazia del delitto diventò Il nome della rosa in quanto gli sembrava che il titolo originario si focalizzasse troppo sulla trama poliziesca, a svantaggio del resto. Senza dubbio il valore di un romanzo non risiede nel titolo, ma nel  contenuto, e tuttavia attribuire il titolo migliore ha un peso non indifferente.
Dunque, prima o poi giunge il fatidico momento di assegnare un titolo, che sia lo scrittore o la casa editrice a farlo, e su questo vorrei condividere con voi alcune riflessioni.

Lo scrittore Evgeny Chirikov di Ivan Kulikov, 1904:
anche lui forse alle prese con il titolo del suo libro…

Innanzitutto, che cos’è un titolo? Un titolo è una parola o una breve frase che indica l’argomento trattato in un libro o capitolo del libro stesso. Deve esprimere, dunque, il cuore del romanzo in una maniera che sia significativa o, al contrario, deve evocarlo in modo criptico. E, possibilmente, essere in grado di generare emozioni e domande, per fissarsi nella memoria. Inoltre, visto che lo scopo è quello di attirare il maggior numero di possibili acquirenti, il titolo di un romanzo non deve essere troppo raffinato, o sembrerebbe classificare l’opera come destinata ad un’élite. Non è solo un’etichetta o un riassunto, ma è un vero e proprio slogan… anche commerciale. Insieme alla copertina, è la prima cosa che un lettore incerto sull’acquisto nota entrando in una libreria, sempre se ha la forza di andare oltre la classifica dei “dieci più venduti” e mettersi a girovagare tra banchi e scaffali. Mi passerete il paragone, ma è come se il lettore fosse un pesce che naviga sotto il pelo dell’acqua, e nota vari ami luccicanti con gustosi vermiciattoli che attirano la sua attenzione. L’amo dunque è il titolo, il vermiciattolo la copertina, o il contrario se lo preferite.

Come fare, però, a scegliere un titolo che comprenda in sé entrambe le caratteristiche? Alcuni asseriscono che i titoli debbano essere più brevi possibile, ma non ci sono regole fisse perché, come vedrete nella classifica che troverete più sotto, sono esistiti romanzi di successo con titoli lunghi. Alcuni scrittori fanno un elenco, e poi cancellano man mano quelli che convincono meno, come Hemingway, altri adottano metodi scaramantici come un numero di lettere sempre fisso. Altri individuano le parole-chiave che si ripetono nel corso del romanzo e vi costruiscono sopra il titolo. Altri ancora riescono a spremerlo subito dal corpus dell’opera, alcuni devono lasciar sedimentare la storia, in modo da potersene distaccare e trovare, a posteriori e con la mente lucida, il titolo migliore.

Una cosa è certa, i titoli scialbi non invogliano a leggere la quarta di copertina. A mio parere quello che è imprescindibile è l’alta significatività di un titolo, per non dire la sua potenza. Il titolo originale scelto da Paolo Giordano per il suo primo romanzo era Dentro e fuori dall’acqua, poi cambiato dall’editor di Mondadori in La solitudine dei numeri primi; e converrete con me che non ci sono paragoni tra il primo e il secondo.

Per nostra comodità possiamo fare una classifica di massima su alcune tipologie di titoli famosi:

  • Il rosso e il nero di Stendhal: definisco titoli di questo genere del tipo “tandem”, cioè due nomi o due aggettivi che viaggino bene in coppia, e siano uniti da una congiunzione o preposizione.  Li trovo semplici ed efficaci e personalmente ne faccio molto uso (Il Pittore degli Angeli, La Terra del Tramonto). La critica ha speso fiumi di parole su questo titolo particolare, perché non è ben chiara la ragione per cui l’autore lo avesse scelto. Il titolo, infatti, apre più di uno scenario: il rosso e il nero rimanda al tavolo da gioco: il protagonista Julien Sorel nella sua ambiziosa scalata sociale agisce infatti come il giocatore audace che aumenta sempre il valore della posta… Il rosso e il nero, però, evoca anche le due carriere chiamate in causa nel romanzo, quella militare (il rosso, simboleggiato dall’uniforme) e quella ecclesiastica (il nero, colore della tonaca). Io propongo anche una terza ipotesi sul colore: il rosso dell’amore e il nero della morte, a conferma del fatto che è un titolo chiuso e aperto al tempo stesso, semplice e geniale come lo era lo scrittore francese.

  • Dieci piccoli indiani di Agatha Christie: titolo criptico, in quanto all’apparenza non rispecchia il contenuto di questa storia gialla, ma come tale incuriosisce fortemente. Per la verità il romanzo nell’edizione originale inglese del 1939 aveva come titolo Ten Little Niggers (Dieci Piccoli Negretti). Le edizioni italiane del libro del 1946, del 1954, del 1963, del 1972, adottano il titolo usato dall’edizione americana, uscita a New York nel 1940, che, per non incorrere in accuse di razzismo, titolò poi And Then There Were None (…e poi non rimase nessuno), la frase con cui si conclude l’inquietante filastrocca che è il tema conduttore della storia. 
  • Se questo è un uomo di Primo Levi: il titolo è tratto da un componimento con cui si apre il memoriale, composto dall’autore medesimo: “Considerate se questo è un uomo / Che lavora nel fango / Che non conosce pace / Che lotta per mezzo pane / Che muore per un sì o per un no.” Abbiamo quindi un titolo di alto valore poetico (in questo caso anche civile), che può essere contenuto nel testo stesso, oppure ripreso da una citazione, o da una poesia famosa e che si sposi bene con il contenuto del nostro romanzo.
  • Anna Karenina di Lev Tolstoj: questo è il classico titolo che riprende il nome e il cognome del personaggio principale, conferendogli ancora maggiore importanza, come una sottolineatura aggiuntiva. C’è una leggenda letteraria in cui si asserisce che titoli con nomi propri non portino fortuna all’autore. Penso che sia un’assurdità, anche se Alessandro Manzoni cambiò Fermo e Lucia in I promessi sposi perché più significativo. Altri titoli di questo genere, che confermano il successo della scelta, sono I fratelli Karamazov di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, in cui si indicano alcuni componenti del gruppo familiare come i protagonisti di spicco del romanzo, oppure Moby Dick di Herman Melville, addirittura il nome della balena bianca e non dell’essere umano che le dà la caccia.
  •  Espiazione di Ian McEwan: titolo di una sola parola, ma che parola! Se si fa centro, come in questo caso, è come giocare bene un asso in una partita a carte, o gettare un sasso nelle acque placide di uno stagno. Un altro esempio è Cuore di Edmondo de Amicis, il lacrimevole romanzo dello scrittore piemontese che comunque ha il pregio di offrirci uno spaccato sociale dell’epoca umbertina post-unità d’Italia, e della sua mentalità.

  • Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson: qui, al contrario, il titolo è volutamente lungo. Subito ispira grande simpatia anche se non si osservasse la copertina (che potete vedere qui a fianco), con un anziano signore vestito da un buffo costume rosa a metà tra il pigiama e la felpa, sul pavimento la testa di maiale parte del costume. Sopra il capo del signore si nota inoltre una segnalazione di uscita di emergenza. Un altro esempio di titolo lungo è Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop di Fannie Flagg, meglio conosciuto come Pomodori verdi fritti anche grazie al film.

Certo questo elenco non è completo perché i titoli dei romanzi sono numerosi come le stelle in cielo… 





Vi vengono in mente altri generi che non ho citato? E, soprattutto, che cosa vi attira di più nel titolo di un romanzo come lettori? Come fate a scegliere un titolo per il vostro romanzo, se siete scrittori?