Wilkie Collins nel 1874,
foto di Napoleon Sarony

Alcuni dei miei lettori avranno già raggiunto con alterne fortune il mezzo secolo di vita, come me del resto, e quindi ricorderanno i bellissimi sceneggiati Rai della nostra infanzia, che ci facevano conoscere i classici della letteratura non solo nostrani (come I Promessi Sposi) ma anche altrui (come il russo I fratelli Karamazov oppure l’inglese Jane Eyre). Di recente ho letto in maniera del tutto casuale La Pietra di Luna del romanziere inglese Wilkie Collins, da cui era stato tratto uno degli sceneggiati menzionati.

Collins era un contemporaneo del più noto Charles Dickens, ed è tuttora molto conosciuto in Inghilterra, assai meno in Italia. Il romanzo uscì in Inghilterra nel 1868 a puntate, come si usava allora, su un periodico diretto dallo stesso Dickens. Malgrado sia il primo esempio di giallo, la trama è di impianto classico e richiama il romanzo d’avventure: il colonnello John Herncastle, dell’esercito britannico, durante l’assedio di Seringapatam ruba un prezioso diamante indiano di colore giallo dalla fronte di un idolo, tirandosi addosso la maledizione per il suo atto sacrilego. Molti anni più tardi il colonnello, prima di morire, dispone nel suo testamento che il diamante vada alla nipote Rachel, la figlia di sua sorella, al compimento del diciottesimo compleanno della ragazza. Questo apparente atto di generosità nasconde un intento malvagio, perché il colonnello, in rotta con il resto della famiglia, sa benissimo che alcuni bramini custodi del diamante hanno giurano di riprenderlo e che quindi il possesso della pietra recherà solo sventure. La narrazione comincia quindi in media res nel 1848, in occasione dei preparativi per il compleanno di Rachel, nella villa di campagna fuori Londra, e prosegue con gli avvenimenti che sconvolgono non solo la festa ma l’esistenza di tutti i personaggi.

La copertina del romanzo
nell’edizione per e-reader

Che cos’ha di tanto singolare questo romanzo, al di là dell’abilità con cui il narratore tratteggia la psicologia dei personaggi e per la fine ironia, tutta inglese, della sua scrittura? L’originalità sta nel fatto che il romanzo è suddiviso in diversi racconti, in cui gli stessi eventi sono narrati da vari punti di vista. Infatti Franklin Blake, uno dei protagonisti e cugino di Rachel, chiede a ognuno dei testimoni di redigere una sorta di memoriale per stabilire come si siano svolti veramente i fatti. Nel primo racconto parla, o meglio scrive, l’anziano maggiordomo Betteredge, fido domestico di famiglia, acuto osservatore e gran patito del romanzo Robinson Crusoe (l’unico che legge e rilegge per trarne massime e consigli, e considera comicamente una sorta di Bibbia). Nel secondo racconto la voce appartiene a Miss Clack, un’esilarante e attempata signorina tutta dedita alla religione, che guarda al mondo solo come un luogo di perdizione pieno di anime da salvare. Segue il resoconto del pragmatico avvocato di famiglia e infine dello stesso Franklin Blake, che tira le fila di tutto il discorso.

Nonostante la formula della ripetizione, il romanzo è tutt’altro che noioso e, anzi, ogni nuovo ciclo contribuisce a sollevare un altro velo, o a svelare dettagli impensati che contribuiscono a chiarire i fatti. Credo che Wilkie Collins sia stato uno dei primi a tentare l’esperimento di narrare gli stessi eventi da più punti di vista, pirandellianamente, e in questo consiste lo sguardo moderno del romanzo. Tra l’altro, attraverso il sergente Cuff, incaricato di indagare sugli eventi, prende forma anche la figura dell’investigatore nel romanzo poliziesco, di cui Collins è considerato uno dei padri. Naturalmente non mi addentro oltre nello svelarvi i dettagli (ahimè, scrivere recensioni di gialli è quanto di più limitante possa esservi!), in modo che da non rovinarvi il piacere della lettura. Aggiungo solamente che un’altra ragione per cui il romanzo fece scalpore è nella descrizione degli spaventosi effetti, diurni e notturni, dell’assunzione prolungata di oppio, come anticipato in Confessioni di un mangiatore di oppio di Thomas de Quincey, che difatti viene citato nella storia.

Per i nostalgici, segnali il link allo sceneggiato Rai su youtube, con Andrea Checchi nel ruolo del maggiordomo, Valeria Ciangottini nella parte di Rachel e Aldo Reggiani che interpreta Franklin Blake:

Buona lettura o buona visione, a seconda!