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The Demon (1909) di Mikalojus Konstantinas Ciurlionis |
Seguita dallo sposo, Lyra scese le scale e corse fuori, con le lunghe maniche del vestito svolazzanti, che la rendevano simile ad un uccello in procinto di spiccare il volo; fece un tratto di strada, giù per il sentiero – così come le aveva consigliato di fare Aldebaran per ammirare meglio il castello. Poi, giunta al limitare della foresta, sostò, si voltò e guardò. Rimase immobile, muta per l’ammirazione, tenendo le mani intrecciate in grembo e le maniche del vestito, quiete come ali d’uccello ripiegate, non più in procinto d’alzarsi in volo.
Il Castello-Magia aveva, alle spalle, un anfiteatro di monti, e sembrava non solo essersi adattato magnificamente alla montagna che gli faceva da cornice, ma pareva sorgere dalle sue asperità come altra bellissima vetta o, poiché il vivido sole montano lo colpiva e ne esaltava la bellezza, brillare simile a pietra preziosa incastonata in una corona. Come la fortezza massiccia di Fomalhaut rispecchiava il suo padrone, anche il castello alto ed elegante dinnanzi ai suoi occhi ricordava Aldebaran: le torri svettavano nel cielo, chiuse alla sommità da copricapi conici, snelli come code di rondine, belle merlature ornavano gli spalti e numerose, ampie finestre occhieggiavano nei muri dando luce all’interno.
“Procediamo girandovi attorno,” le propose Aldebaran, porgendole la mano guantata ed accompagnandola. Nell’aggirarlo, il castello rivelava, infatti, altre torri ed altri giri di mura, che si alzavano, si snodavano, e quasi si congiungevano alla roccia della montagna, e mostravano come fosse più grande e tortuoso di quanto non sembrasse ad una prima occhiata. Nell’ala est, un’edera rigogliosissima copriva gran parte delle mura e, sotto di esse, Lyra ritrovò, ancora una volta, sotto l’aspetto di torrentello burrascoso, il grande e maestoso fiume dalle Acque Profonde che avevano seguito e li aveva condotti fin lì, ora allo stadio della sua infanzia. Pareva, il Castello-Magia di Aldebaran, offrirsi allo sguardo della sua signora perché ella lo ammirasse e se ne sentisse fiera.
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City (Towers) – 1906 di Mikalojus Konstantinas Ciurlionis |
Volgendo lo sguardo verso la costruzione menzionata dallo sposo, attraverso la finestra che s’affacciava proprio su di essa, Lyra diede un’occhiata al massiccio torrione circolare ingrigito dalle intemperie – temporali avevano scatenato i loro fulmini attorno ad esso, piogge scroscianti avevano flagellato le sue mura, ed il ghiaccio degli inverni s’era incrostato fra quei mattoni – quasi privo di finestre, con un tetto conico dalla punta mozza, collegato al resto del castello da un ponte di legno sospeso su uno strapiombo irto d’una foresta d’abeti dalla punta aguzza, che non invitava a valicarlo. Il torrione sembrava fosse stato costruito in un secondo tempo, tanto era diverso, per architettura, dal resto: avrebbe potuto appartenere al Castello-Fortezza di Fomalhaut, come fosse stato staccato e portato in volo fin là.
Era lugubre e poco invitante e non l’incuriosiva affatto, così Lyra promise senza difficoltà di obbedire al desiderio di Aldebaran. “Al momento opportuno, ti condurrò io stesso alla Torre della Magia, cosicché il castello non abbia più segreti per te,” aggiunse Aldebaran, sorridendole dietro la sua coppa cesellata e ricolma di vino, ricca di riflessi.