Di recente ho trascurato un po’ l’argomento “tecniche di scrittura” in quanto impegnata con le recensioni dei libri letti di recente, e post su mostre e luoghi che ho avuto occasione di visitare. Desidero però riprenderlo affrontando un tema che è uno scoglio insormontabile per molti scrittori, anche i più attrezzati: il finale di un romanzo. Con questo non avrò esaurito l’argomento delle tecniche, tuttavia, dopo essere partita alla nascita del blog con l’incipit, direi che ad un anno di distanza è giunto il momento di parlare del finale: di quanti generi ve ne siano e del modo più appropriato per affrontarli. Come sempre, i miei sono solamente spunti di riflessione.

Il bacio di Francesco Hayez (1859)
Pinacoteca di Brera – MIlano
http://www.brera.beniculturali.it/
Nonostante sia la scena di un congedo,
una promessa è stata felicemente mantenuta!

Una prima cosa che si può senz’altro dire è che il finale, insieme con l’inizio o incipit, è in assoluto la parte più importante di un romanzo. Sono le due colonne portanti dell’opera. All’interno di questo corpus, che può essere più o meno voluminoso, ci possono essere momenti di stanca, scene ridondanti o non proprio riuscite, o altre che avrebbero potuto essere meglio sviluppate, ma ciò che non si perdona tanto facilmente è arrivare a leggere le ultime righe e rimanere delusi. Per fare un paragone, è come se avessimo trovato un corteggiatore, una persona affascinante che ci seduce promettendo mirabilie, e poi la prima sera che usciamo, invece di presentarsi con un mazzo di fiori sfolgoranti o qualcosa di veramente speciale, arriva con un mazzo di ortiche (peraltro buonissime da cucinare!). O, ancora meglio, come se un soufflé preparato con tanto amore, al momento di essere estratto dal forno, si sgonfia miseramente lasciandoci con un palmo di naso. In una frase: un finale mancato è una promessa disattesa, come un finale riuscito è una promessa mantenuta e che rimarrà nella memoria. Per questo, l’ideale sarebbe partire avendo già in mente il finale della storia, oltre che l’inizio, ma non è sempre così, e spesso è un errore che costa caro perché mette a repentaglio l’intera struttura del romanzo.

Proverei innanzitutto ad elencare i vari tipi di finale:

  • finale chiuso, dove tutto è spiegato. Questo è tipico dei gialli di Agatha Christie, dove il detective Hercule Poirot illustra con precisione e logica quello che è successo, e svela chi è l’assassino. Ho fatto questo esempio, ma si può applicare a tutta la letteratura di genere.Si tratta di un finale che manda tutti a dormire molto soddisfatti e pronti a dormire sonni tranquilli.
  • finale aperto o apertissimo, è un finale “non finito”, se mi perdonate il gioco di parole, dove è il lettore medesimo a dover inventare una chiusa di suo gradimento. Di recente nella recensione del comunque bellissimo romanzo “Norwegian Wood” di Haruki Murakami, che vi consiglio di leggere, mi sono lamentata di un finale secondo me troppo aperto. Fra l’altro lo scrittore aveva spiegato nel corso di un’intervista che a lui non interessavano le sorti del personaggio X, oggetto del finale. Tutto quello che aveva da dire lo aveva già detto, punto e basta. Fine della storia, nel senso letterale del termine!
  • finale circolare, in cui si ritorna al punto di partenza. La storia si ricollega proprio all’inizio, in un concetto a circonferenza del tempo narrativo. Potrebbe essere collegato ad un prologo, ad esempio, o proprio chiuderci nel labirinto della trama, da cui non si riesce a uscire.
  • finale multiplo, cioè doppio, o addirittura triplo. Citandomi con assoluta immodestia, è il finale del mio romanzo “Il Pittore degli Angeli”, che è doppio. (A dirla tutta, il finale sarebbe triplo, ma nessuno l’ha colto nel versetto evangelico che chiude il romanzo. Solo una persona ci è andata molto vicina…) Ad ogni modo il finale multiplo ha come scopo quello di spiazzare il lettore e sparigliare le carte in tavola, e fornire una diversa chiave di lettura di eventi che sembravano chiarissimi.
La famiglia Belleli di Edgar Degas (1860-62) Musée d’Orsay, Parigi
http://www.musee-orsay.fr/it/
Un finale chiuso per il tipo di ambiente,
o un finale doppio per la presenza delle due gemelle?

In secondo luogo, siccome vi sono molto piaciuti i quiz, vi proporrei tre estratti di finali di grande effetto. Per farvela facile, almeno spero, ho scelto tre brani che appartengono a romanzi molto famosi di autori circoscritti al 1800, con qualche nome significativo all’interno, in modo da aiutarvi. Poi vi faremo sopra qualche altra riflessione.

“Lo vedo, in testa a giudici e uomini onorati, accompagnare un fanciullo che porta il mio nome, con una fronte che conosco e i capelli d’oro, in questo posto, ormai bello da vedere, senza più traccia della deturpazione di oggi, e l’odo raccontare al bambino la mia storia, con la voce intenerita e tremante. È una cosa, questa che faccio, molto molto migliore di quante io ne abbia fatte mai; è un riposo, quello dove vado, molto molto migliore di quanti io ne abbia conosciuti mai.”

Il matrimonio fu molto simile ad altri matrimoni nei quali gli sposi non hanno particolare interesse per il lusso e l’ostentazione; e la signora Elton, basandosi sui dettagli forniti dal marito, lo giudicò assai modesto e di gran lunga inferiore al suo. – “Pochissimo raso bianco, pochissimi veli di pizzo; una cosa davvero miserevole! _ Selina sarebbe rimasta stupefatta quando lo avesse saputo.” Ma, a dispetto di queste gravi manchevolezze, gli auguri, le speranze, la certezza, le predizioni del piccolo gruppo di veri amici presenti alla cerimonia, ottennero pieno compimento nella perfetta felicità di quella unione.

“Come per il passato, io m’irriterò facilmente, come mi è accaduto oggi col cocchiere Ivan, non saprò frenarmi nelle discussioni ed esprimerò male a proposito le mie idee, continuerò a sentire che una specie di barriera divide il santuario della mia anima da quello di mia moglie, sarò pronto a rimproverarla acerbamente quando mi faccia provare un attimo di paura, per poi pentirmene, e, come ora, non saprò spiegarmi con la ragione perché io preghi. Eppure pregherò. Eppure, d’ora in poi, la mia vita, indipendentemente da quanto possa avvenire, non soltanto non sarà insensata come prima, ma avrà un vero significato, quello che le verrà dal bene di cui io farò la sua base.”

Pronti a formulare le vostre ipotesi sul quiz e a anche a darmi le vostre opinioni sul finale perfetto?