Vergine e Bambino” di Leonardo da Vinci
La madre ed il figlio, come Danae col suo piccolo Perseo dopo un viaggio lungo e periglioso, sono giunti infine ad un rifugio d’ombre e di tepore. Bianca siede accanto al letto, col bambino attaccato al seno: ha ottenuto d’allattarlo lei stessa, contraria all’idea della sistemazione in campagna, presso una balia ladra d’affetti. 

Nel lungo rito del nutrimento, Bianca-Danae pensa a colui che l’ha resa madre, e da quel pensiero sorge Guido, come Zeus dalla pioggia dorata. La trafigge, allora, il rimorso; incalza, di nuovo, la passione. Per disperdere entrambi, ella guarda il viso di suo figlio: ma quei lineamenti la rimandano a Bernardo, il quale, patetico ed ignaro – così ella pensa – non riconosce o finge di non riconoscere una rassomiglianza evidente…

Un rumore nella stanza le fa sollevare lo sguardo. Evocato dai suoi stessi pensieri, davanti a lei è Guido. Il suo sguardo, sfigurato dalla gelosia, si posa stavolta sul bambino. In un attimo, Bianca vi legge la lotta tra la sanità e la follia: le vede sprofondare, poi riemergere, avvinghiate nell’odio o esultanti nella vittoria, e con un movimento istintivo della mano sottrae suo figlio a quegli sguardi roridi di morte.

Guido le scocca uno sguardo di risentimento implacabile, ed esce dalla stanza.

* * *

Nella bottega delle stoffe che s’affaccia sull’Arno, gli scampoli s’impilano in torri salde ed ordinate. Guidate dalle mani esperte del bottegaio, quelle torri immobili si animano: un piano è staccato e, sul banco, inizia a ruotare su se stesso: la stoffa si sprigiona in belle onde armoniose, ed infine si dispiega sul banco in un volo radente. Sopra di essa si precipita a cascata un’altra stoffa, rivale in ricami e colori; e, sopra quella, un’altra ancora, finché il banco non si trasforma in un rincorrersi e spumeggiare di onde preziose. Tessuti diasprati di Lucca, damaschi di Venezia, sete della stessa Firenze… le mani di Bianca corrono su quelle stoffe, che al tatto la tentano con lusinghe diverse, mentre gli occhi si posano sul cremisi, sul turchese, sul madreperlaceo, incerti su quale preferenza accordare.

La giovane donna sceglie infine un broccato scarlatto, con cui intende confezionare un vestito stretto alla vita, ritornata snella dopo la gravidanza, con una scollatura tonda e ampie maniche e, dopo aver pagato, esce dalla bottega.

Sulla strada di casa, però, la gioia dell’acquisto lascia il posto all’inquietudine. Un passo dopo l’altro, ella si dirige verso casa, col cuore che le batte a precipizio: Bernardo è assente ed ella è pentita d’aver lasciato suo figlio, sia pure per un’ora soltanto, alle cure d’una delle sue ragazze. In casa, ella sale le scale a volo d’uccello, e subito le viene addosso una domestica, balbettando parole sconnesse.

La finestra della sua camera è aperta: appesa al soffitto, la culla di vimini, piccola barca trasportata dalla corrente, oscilla lievemente, vuota.