“L’estate si annuncia caldissima, gravida di raccolti opulenti. Una specie di sazia immobilità rende pigre le voci degli uccelli, lento lo scorrere del’acqua nella fontana. Le figlie del cielo sostano lungamente, prima che un soffio di vento le sospinga ancora nel loro eterno sfarsi e vagare. Nel giardino, all’ombra del grande albero, le ragazze ricamano o compongono ghirlande di fiori. Una di loro legge ad alta voce versi d’un poema:
La lettrice tace ed alza lo sguardo, temendo di leggere sul viso della sua padrona una straccia di stanchezza, ma la giovane donna le fa cenno di continuare. Bianca giace sofferente, indebolita dalla gestazione e dalla sua immobilità forzata. I medici le hanno pronosticato una gravidanza difficile e Bernardo, che alla notizia del suo stato è impazzito di gioia, le ha subito imposto un riposo simile ad una segregazione.
“Madonna del Parto” di Antonio Veneziano – Montefiesole, tardo 1300 |
Tuttavia, nell’aria satura di calore, percorsa dai versi crudeli, Bianca non pensa all’uomo tradito, ma all’altro… all’altro che ella ha allontanato da sé per sempre. Guido è là, nelle vie assolate di Firenze, astro impazzito nel fuoco della sua ira e della sua passione, ed uno spasimo interiore di tenerezza la riporta, malgrado tutto, verso di lui. Ella sa, però, che nella mente dell’uomo – come i lontani bagliori d’estate accesi nell’enorme specchio oscuro del cielo – guizza la follia. Con la mano posata sul ventre, Bianca ascolta un movimento ch’è la sicurezza di una vita. In quella sonnolenta oscurità, dorme il figlio d’una mente solcata dai lampi, ed ella prega perché non riceva dal padre quel dono grande ed amaro.
* * *
In una notte senza pioggia, dopo un travaglio infinito, Bianca respinge il suo fardello di carne, mordendosi le labbra a sangue per non gridare. È un lungo attimo, e poi nasce suo figlio. Suo figlio… ella ode il suo primo pianto raggiungerla attraverso le nebbie dell’incoscienza e del dolore… L’ombra della levatrice si muove al suo fianco, mani la sorreggono, l’acqua gocciola in una bacinella, ella avverte il tepore dei panni caldi e il sentore forte di un cordiale… ed infine vede suo figlio, postole tra le braccia: una peluria bionda sulla piccola testa, gli occhi, ancora acquosi, ma azzurri, la bocca fine, con una piega di sdegno: è Guido, che le appartiene per sempre.
“L’adorazione dei Magi” di Leonardo da Vinci 1481-1482 Galleria degli Uffizi, Firenze http://www.polomuseale.firenze.it/musei/?m=uffizi |