Sono ritornata alla Pinacoteca di Brera (http://www.brera.beniculturali.it/) dopo molti anni. Brera è un museo a livello mondiale, eppure ben pochi italiani e, fatto ancora più grave, ben pochi milanesi, hanno mai messo piede nelle XXXVII sale che contengono capolavori celeberrimi. Ve ne propongo solo tre, tra i miei favoriti, corredandoli di un breve commento e lasciando parlare le immagini stesse.

Cristo morto” o “Lamento sul Cristo Morto” di Andrea Mantegna (1475-1478)

Cristo morto del Mantegna

Con tutta probabilità un quadro devozionale ad uso privato, l’opera mostra il corpo di Cristo deposto dalla croce, visto in prospettiva e compianto da tre personaggi sulla sinistra. Avvolto in un lenzuolo funebre, esso mostra nella carne le ferite subite, specie nei piedi in primo piano, con buchi quasi insopportabili alla vista. Il suo colorito è livido e verdastro, colpito da una luce, altrettanto morta, che entra dalla destra. La prospettiva è schiacciata e anche errata, perché la testa e il torace risultano più grandi della parte inferiore. Si tratta di un effetto voluto dall’artista, per accentuare la grande sofferenza della composizione. La vecchia sulla sinistra, dal volto rugoso sfigurato dal dolore, che si asciuga le lacrime con un fazzoletto, è la madre di Gesù: anche questa una rappresentazione rivoluzionaria per i canoni figurativi dell’epoca, inclini a mostrare Maria sempre come una fanciulla giovane e bella. Qui davvero si rappresenta lo strazio di una madre, che piange sul corpo martoriato del figlio. Accanto a lei, Giovanni con gli occhi arrossati dal pianto e dietro di loro un’altra figura con la bocca spalancata. Altro fatto sorprendente, che richiama il taglio delle moderne fotografie, è che i personaggi dei dolenti sono incompleti.

Vi invito a esaminare l’opera nel dettaglio
con l’aiuto del relativo link a wikipedia
 http://en.wikipedia.org/wiki/Brera_Madonna.

La Pala di Brera, o Pala Montefeltro (1472 circa) di Piero della Francesca.

Si tratta di un’opera monumentale nelle dimensioni, ma dall’incerta destinazione, con un uso spaziale e luministico magistrale. La Madonna al centro tiene adagiato in grembo il bambino addormentato, con una collana di corallo simbolo della sua futura Passione, ed è attorniata da figure di angeli e santi, ognuno con i propri simboli iconografici. Sulla destra, il duca di Urbino vestito dell’armatura e inginocchiato, mostra allo spettatore il profilo sinistro, perché ha  l’altro sfigurato durante una battaglia. Sospeso sul capo della Madonna, pende un uovo di struzzo, probabilmente simbolo della vita e della creazione. Grazie alla sua perfezione geometrica e all’uso di colori raggelanti, tutta la composizione emana un senso di sospensione temporale assoluta, come un’immagine vista in qualche sogno o visione.

Dettaglio degli angeli…
… dal viso non umano, e dai capelli verdi…
(dettaglio da La Madonna di Senigallia, a Urbino)…
Cena in Emmaus” di Caravaggio (1606)

La Cena in Emmaus di Caravaggio ha un corrispettivo nell’opera giovanile del 1601, conservata alla National Gallery di Londra ma le similitudini fra loro sono assai scarse (http://www.nationalgallery.org.uk/). La tela di Brera mostra Gesù, dopo la Resurrezione, che dopo aver viaggiato da Gerusalemme a Emmaus con due discepoli che non lo hanno riconosciuto, siede a mensa in una locanda. Ha appena spezzato il pane e lo sta benedicendo. I due discepoli lo hanno finalmente riconosciuto grazie a quel gesto, e mostrano tutto il loro stupore, richiamando nelle pose quelle delle figure dipinte da Leonardo nel Cenacolo. L’oste e l’ostessa, in piedi sullo sfondo, guardano con aria interdetta che cosa sta facendo il giovane commensale. L’oste ha la fisionomia di un uomo duro, e interessato solo a far denaro, mentre il viso di lei, grinzoso come una prugna secca, esprime tutta una vita di sacrifici e di stenti. Il contrasto tra luce e tenebra fa balzare le figure fuori dal buio – assoluto – come se fossero illuminate da un lampo. Questo rischiara nello stesso modo tutti i protagonisti di un’opera, che potrebbe essere il fotogramma di un film.