Le opere di arte contemporanea dovrebbero essere collocate in un giusto contesto per poterle apprezzare al meglio. Personalmente non amo molto la contemporaneità collocata all’interno, magari, di una villa del 1700-1800, dalle pareti affrescate e riccamente ornate: mi sembra che lo sguardo sia distratto tra due linguaggi differenti, ambedue meritevoli di attenzione, ma che non sempre si armonizzano tra loro. Per questo ho molto gradito l’allestimento delle opere di Spirito Italiano atto I, appena conclusosi per lasciar spazio alle opere di atto II, e il luogo che le ha ospitate: la Fabbrica Borroni, nel cuore della città di Bollate. (http://ilmanoscrittodelcavaliere.blogspot.it/2013/02/colombe-sculture-di-cera-e-donne-nel.html)
Gli ampi spazi della fabbrica, spogli e bene illuminati, sono diventati il luogo ideale per l’esposizione di opere d’arte contemporanea. |
Nata alla fine dell’800 come opificio tessile e dagli anni ‘60 divenuta la fabbrica della famiglia Borroni, dopo il restauro del 2003, la Fabbrica Borroni (http://www.fabbricaborroni.it/) è divenuta oggi un luogo che offre al visitatore gli spazi adeguati per l’organizzazione di mostre sulla giovane arte italiana, e non solo; e dove si possono ammirare le sue collezioni artistiche permanenti. Già nel cortile il visitatore si rende conto, osservando i murales che lo accolgono, che sta per entrare in un luogo molto particolare.
BROS “La sorte di un curatore“, 2007 Spray su parete, cm. 600 x 600 |
BLU “Senza Titolo“, 2007 Spray su parete, cm. 1.400 x 600 |
Dato che il patrimonio della Fabbrica è molto vasto, per questo post ho selezionato due artisti: Gianluca Sgherri (Fucecchio, 1962) e Alfredo Cannata (1961, Adrano, CT).
Senza titolo di Gianluca Sgherri, 1994 olio su tavola, cm. 26,3 x 29,8 firma e data al retro autentica dell’autore su fotografia |
Due tazzine di Gianluca Sgherri, 1991, olio su tavola, cm. 24 x 32,5 firma, titolo e data al retro – autentica dell’autore su fotografia |
Persino i suoi oggetti domestici, come queste due tazzine gemelle che ammiccano verso di noi in atteggiamento affettuoso, si librano dai tavoli, dalle mensole e da qualsiasi altro punto d’appoggio, per sollevarsi in aria e trasformarsi in corpi celesti.
“Soggetti non identificati” di Alfredo Cannata, 2000, olio su tela., c. 110 x 140 |
La figura umana ha, viceversa, grande rilevanza nelle tele a olio di Alfredo Cannata che ho avuto modo di ammirare alla Fabbrica. L’artista sceglie pochi colori, stesi con una pennellata morbida e attenta, sopra ampie tele. I corpi campeggiano al centro della tela, in pose frontali e dignitose, per nulla rigide. Lo sguardo dell’artista è colmo di ammirazione per la figura umana, e ognuno dei soggetti ritratti, tramite la corporeità, è in procinto di raccontarci una storia. Sono uomini e donne anonimi, ma parlano senza bisogno di carte d’identità. A volte, alle spalle delle persone da lui raffigurate, come in questa tela, si erge il loro volto, come se fosse una Grande Anima finalmente visibile. Del tutto simile, in fondo, all’aura palpitante delle creature inanimate di Gianluca Sgherri.
Grazie Cry dei sagaci commenti. A mia volta aggiungo ciò che a me trasmettono. Il quadro di Sgherri "Senza titolo" mi fa venire in mente "2001 Odissea nello spazio"… il monolito è come una passaporta da un mondo a un altro dove puoi sentirti un osservatore estraneo al contesto in cui ti trovi. In "Soggetti non identificati" di Cannata apprezzo la testa bianca pensante sullo sfondo che crea quest'opera corporea ancora non completamente conscia ma inequivocabilmente legata all'inscindibile e tuttavia aperta a nuovi orizzonti proiettata al di là, oltre alla scoperta di sè… Entrambe le opere hanno in sè un senso momentaneo di sospensione che è quasi attesa, seguito da una quasi subitanea rinascita o se vogliamo consapevolezza. Ti seguo sempre con piacere.
Wanda
Grazie per il tuo contributo. Quello che l'arte ha di più bello è che stimola riflessioni anche molto diverse rispetto a chi guarda. Esattamente come le opere di narrativa, in cui chi legge scopre sempre un aspetto nascosto, sorprendente perfino per l'autore. E quello che è più stupefacente è che la stessa opera pittorica o letteraria, se rivista o riletta a distanza di poco tempo, induce a riflessioni nuove, come se ci fosse un'interazione attiva tra artista-spettatore e scrittore-lettore, e insieme contribuissero a rinnovare la loro "creatura".