Ho sempre pensato che ci sia un collegamento forte tra le arti figurative e la scrittura, nel senso dello scrivere bene. Da qui la scelta di organizzare questo blog non solo proponendo argomenti strettamente inerenti alle tecniche di scrittura e a recensioni di libri, ma anche inserendo articoli sulle mostre che ho visitato, e corredandoli se possibile delle opere di riferimento nel rispetto del diritto d’autore.

Comunque, saper osservare anche solo la realtà che ci circonda – attività gratuita in una realtà dove quasi tutto si acquista e si vende, e quindi si paga – ci consente di arricchire il nostro mondo interiore, e di conseguenza quello che scriviamo. Se sappiamo soffermarci sulle cose semplici e quotidiane, come un cane che gioca su un prato innevato, la luce di un lampione in una strada, il colore di una nuvola, sapremo essere giudiziosi nel riflettere su quelle più complesse, come ad esempio la psicologia umana (che è un vero e proprio mistero). E non mugugniamo che non c’è niente di bello o interessante da osservare, perché non è vero. Si tratta di un esercizio che possiamo fare persino osservando i visi  degli utenti dei mezzi pubblici, cercare di indovinare il loro carattere, e provare magari ad immaginarli come personaggi delle nostre storie. O come si ripetono le geometrie delle strade, degli edifici, dei cartelli stradali, dell’arredo urbano. In altre parole, cercare di vedere l’armonia che è sepolta sotto strati di cemento, soffocata dall’inquinamento e dagli sconci dell’uomo… e ne so ben qualcosa, io che vivo in una grande città, e non in un mulino pieno di biscotti, circondato da campi di grano a distesa.

Se poi non terremo tutto questo confinato nel nostro sguardo e nella nostra mente, ma proveremo a metterlo nero su bianco, è molto possibile che la nostra prosa risulti irrorata di nuovi modi di vedere la realtà, e di conseguenza migliorata. Certo, spesso saremo scontenti dei nostri scritti, ma questo è il destino di ogni scrittore che abbia un minimo di senso critico nei confronti del proprio lavoro. Del resto, anche molti grandi pittori si sono sentiti impari al compito di dipingere quello che vedevano; e, nello stesso modo, siamo come lattanti che vogliono parlare non possedendo che pochi, confusi balbettii. In caso contrario, rientreremmo nel novero di coloro che si ritengono “gli scrittori del secolo”, e com’è ovvio anche “grandi incompresi”, dalla prosa perfetta con buona pace di tutti quanti.

Chiudo quindi questa breve esortazione in vista del faticoso fine settimana elettorale, invitandovi ad osservare ciò che vi circonda, e perciò… non inserirò alcuna opera d’arte, contrariamente al solito!