Continuo nella mia rassegna di scrittori di qualità in cui mi sono imbattuta lo scorso anno, e di cui ho scritto una recensione. Proseguo con  Il sorriso di Venere e la scoperta dell’America di Stella Stollo.


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Fin
dalle prime pagine di questo bellissimo romanzo storico, una donna ci sorride,
enigmatica e seducente. È “
L’Allegoria
della Primavera
” del Botticelli, quadro che celebra la Bellezza:
quest’ultima  pare mostrarsi a noi attraverso le belle figure muliebri, e
nella natura al culmine di una piena, e inquietante fioritura, eppure abbiamo
il sospetto che si nasconda, tra le dense ombre del fogliame e negli squarci
luminosi dello sfondo. Sta a noi cercarla, e l’autrice promette di condurci in
questo viaggio. 

Poche pagine, dunque, siamo già compresi in un mondo, quello
rinascimentale della magica Firenze di Lorenzo de’ Medici, come se
assistessimo, spettatori non visti, e fossimo presenti nelle botteghe
d’artista, partecipi dei lauti banchetti, nelle nobili dimore
dell’intellighenzia dell’epoca. L’esaltazione dei sensi avviene in un tripudio
di colori e sfumature – magistrali i passaggi nelle preparazione dei materiali
triturati, e nelle tecniche di stesura – di profumi e distillati, di musiche e
danze, poesie, stoffe e pietre preziose, all’insegna di un “viver gentile” di
cui avvertiamo, oggi, così tanto il doloroso vuoto. 

L’Allegoria della Primavera di Sandro Botticelli (1477-1490)

Nel romanzo, gli uomini e
le donne, la cui minuziosa descrizione sembra trarli di peso dalle tele dove
sono stati resi eterni, si muovono, vivificati ed affascinanti come non mai,
nei loro amori segreti e nei loro ideali più espliciti. Attraverso i loro
dialoghi, sempre elevatissimi, essi paiono nondimeno muoversi in un’atmosfera
rarefatta, intellettuale e filosofica, che si intreccia quasi sempre al gioco
della seduzione erotica. È schermaglia amorosa, quella che si svolge tra uomini
e donne, o uomini e uomini, nel romanzo, dove ogni frase sembra sottendere un
significato riposto e altro, tutto da scoprire. Si tratta anche di gioco
dialettico tra i sessi, come la tensione che corre tra l’egemonia maschile e la
subalternità femminile, quest’ultima costretta ad utilizzare gli strumenti a
disposizione per conquistare l’uomo o, semplicemente, sopravvivere al sospetto
e alle accuse. 


Perché questo mondo rinascimentale, dominato dalla ricerca della
perfezione artistica e dal libero pensiero, cammina sul filo del rasoio tra
asservimento al potere politico e religioso e sete di verità e nuove scoperte,
anche qui in un equilibrio precario nel dare e nel ricevere. Nulla pare
minacciare quel mondo, eppure il fanatismo religioso di Savonarola è già
prossimo, e scorre inquietante nelle pieghe degli eventi e perfino
nell’uccisione delle tre giovani donne (i quadri di Botticelli, nell’ultima
parte della sua vita, perderanno la loro lievità mitologica, si faranno cupi
nei colori, tragici e disperati nel messaggio). 

Anche il viaggio alla scoperta
di una terra nuova diventa, quindi, un modo per sfuggire a quella minaccia, e
diventa ponte ideale non solo geografico, ma temporale, tra passato, presente e
futuro. Per questo, la chiusa moderna non rinnova solamente il giuramento di
non rinunciare mai alla ricerca dell’amato, o della Bellezza stessa, ma
realizza un nodo circolare attraverso cui le vite, e le epoche, si uniscono in
un disegno o, meglio, in un dipinto sorprendente ma logico: l’ultima pennellata al quadro.

La copertina del romanzo