Vi ricordate la famosa canzone di Renato Zero sui rapporti “a triangolo”? Bene, questa è una forma geometrica molto utile da applicare al nostro protagonista in rapporto agli altri personaggi. Nello scorso post sulle tecniche di scrittura avevo promesso di parlare del carattere, ma per la verità l’argomento è così vasto che non saprei da che parte iniziare. Mi rendo conto anche di essermi lanciata in un’impresa vastissima e pressoché infinita parlando di romanzo e tecniche di scrittura! In questa sede chiedo aiuto quindi alla geometria per impostare il discorso sul carattere e sulle relazioni tra personaggi.

Avevo incominciato parlando della trama, e poi dei personaggi, ma è ovvio che c’è un legame inscindibile tra l’una e gli altri. Nello scorso post ho preso in esame il conflitto interiore del personaggio, originato tra lui/lei e un altro personaggio o altri personaggi, oppure addirittura tra lui/lei e un’altra forza contrapposta, che può essere sia interiore che esteriore. In genere però impostare una trama in cui entrino in campo solo due personaggi, l’un contro l’altro armati, da una parte semplifica il lavoro dello scrittore, dall’altra rischia di non fornire combustibile sufficiente alla trama. Diventa quasi tutto troppo prevedibile. Di solito l’uso di due personaggi è ottimale nella formula del racconto, in cui spazio e tempo narrativo sono tiranni.

“American Gothic” di Grant Wood (1930) – Art Institute of Chicago.
Se fossero due personaggi letterari, non sembra abbiano condotto una vita molto esaltante… ma non è detto! L’apparenza spesso inganna (occhio al forcone nella mano di lui e allo sguardo scrutatore).

http://www.artic.edu/aic/collections/

Ragion per cui la geometria di base, chiamiamola così, nei rapporti tra i personaggi di un romanzo è il numero tre. C’è dunque un protagonista, e altri due personaggi di valore, con cui interagisce. In effetti è così anche in qualsiasi interazione umana: il tre è un numero magico! Un uomo e una donna, prima soli, si incontrano, si piacciono, si mettono insieme, decidono di costituire una coppia. Hanno quindi un certo tipo di relazione, e inevitabilmente scambi a due. L’arrivo di un figlio scombussola questo equilibrio, lo rimette in discussione, ma moltiplica gli scambi. Questo però avviene anche nella vita quotidiana: se due mamme si incontrano davanti a scuola e cominciano a parlare, assumono una posizione frontale. Provate a esaminare che cosa succede con l’arrivo di un’altra mamma, a cominciare dalla posizione dei piedi. Se le due mamme si schiudono per lasciare il posto e persino i loro i piedi si aprono, significa che accolgono la nuova arrivata, altrimenti mantengono la loro posizione di chiusura. L’ho sperimentato sulla mia pelle, ve lo posso assicurare! (com’è ovvio ero nel ruolo dell’incomoda)

Ritornando ai nostri personaggi, abbiamo stabilito che il tre è un numero ideale, e che il numero complessivo di relazioni è uguale a sei, e aumenta in progressione geometrica man mano che sale il numero di personaggi. Più accade questo, più il lavoro dello scrittore si fa difficile, perché deve tenere sotto controllo non solo i personaggi principali, ma anche tutti quelli secondari. Per divertimento o utilità si può anche tracciare uno schema geometrico tra i personaggi, come una struttura a reticolo, per vedere quanti triangoli, o altre forme geometriche, si vengono a creare nella storia.

Prendiamo ad esempio uno dei più famosi triangoli della letteratura e del cinema: Re Artù, la Regina Ginevra e Lancillotto.

Re Artù, tappezzeria francese, in una rappresentazione classica.

“Celebrazione di maggio della regina Ginevra” di John Maler Coller. La regina qui è seria e triste. Sta forse pensando a Lancillotto?

Re Artù è la personificazione del re cui tutti vorrebbero obbedire: è valoroso, giusto, leale, il vero sole attorno a cui ruotano tutti i pianeti, in primo luogo i suoi cavalieri. Ha sposato per amore Ginevra, giovane e bella. Purtroppo però, come tutti sanno, il primo dei suoi cavalieri, Lancillotto, si innamora della regina, ricambiato. Si innesca in Lancillotto il classico conflitto interiore dovuto anche al senso di lealtà che prova per il re. E’ quindi dilaniato tra il suo legame di cavaliere con il re (anch’esso un rapporto d’amore, perché Lancillotto è il favorito di Artù), e quello con la regina di cui è innamorato. Lo stesso avviene per lei, devota al suo re, ma innamorata di Lancillotto. Tutti conoscono la storia, né starò a riassumerla perché poi è interessante riprenderla da sé per le molte sfaccettature psicologiche; ma, al di là del triangolo costituito da Artù, Ginevra e Lancillotto, c’è anche il triangolo costituito da Artù, Lancillotto e Merlino, o un altro cavaliere, e via discorrendo.

“Ginevra bacia Lancillotto”, olio su tela di Domenico Morelli (1865). Museo di S. Martino, Napoli. La pennellata rapida e  i colori freschi svincolano la scena dai canoni classici. Lancillotto sembra quasi subire il bacio della regina.

Che dire ancora a conclusione? Che, a parte tracciare un reticolo geometrico di relazioni tra i personaggi, se vi sono rapporti predominanti costituiti da triangoli, è bene stabilire una gerarchia, cioè ad esempio due triangoli non devono avere pari importanza. Il personaggio di un triangolo com’è ovvio può avere rapporti anche con gli altri, ma è bene ricordare che intrecciare troppe situazioni di pari importanza può complicare la trama e confondere le idee al lettore.